Questo blog

Corpi che parlano è il mio libro al quale sono più legato, è un punto d’arrivo nell’attività di scrittura che per me è sempre stata legata al fare lo psicologo. Ho scritto molto meno dopo allora (almeno sulla psicoterapia) perché ho pensato che non sarei riuscito a fare una cosa che mi piacesse più di quel libro. È pieno di storie cliniche, belle secondo me, e per di più mi piace come sono riuscito a raccontarle. È anche pieno di concetti teorici, è pieno di riferimenti ai miei autori preferiti, che ne fanno un libro che può essere utile per lo studio, ma mi dicono in molti che è chiaro e funziona anche per chi non è del mestiere.
Così a un certo punto Corpi che parlano è diventato anche il nome di questo blog, uno spazio “leggero” e di conversazione dentro al mio sito “di lavoro”.

Di tutto il sito, Corpi che parlano è la parte dove andare piano. Qui scrivo di argomenti vari che guardo attraverso la lente della relazione, della metafora, della comunicazione; e scrivo di terapia, qualche volta in un modo che può interessare di più le colleghe e i colleghi, altre volte in un modo che si rivolge ai non addetti ai lavori. Questo mi sta a cuore, la ricerca di un modo di parlare di questo lavoro anche a chi non lo fa ma ne è direttamente interessato, perché è un utente della psicoterapia o potrebbe esserlo — o comunque fa parte di quella categoria della quale gli psicoterapeuti si interessano e sulla quale costruiscono delle teorie: vale a dire gli esseri umani.

All’inizio del 2025 questo blog era una selva di materiale accumulato in oltre quindici anni, articoli, annunci, notizie, appunti. Ora gli ho dato una ripulita, ho cambiato la grafica e l’ambiente, ho archiviato contenuti non più attuali o che non mi piacevano (tante cose scritte anni fa mi sembravano non proprio imperdibili) e ho cominciato a cercare scritti miei sparpagliati in giro per la rete o magari non più reperibili, per renderli disponibili qui a me e a chiunque possa trovarli utili.
Ora ci sono meno cose, ma scelte.

Nella cornice sistemica, magari con maggiore aderenza ad argomenti clinici, coordino un gruppo di colleghi che realizza questa pubblicazione: è l’evoluzione nel digitale della storica rivista del Centro Milanese di Terapia della Famiglia.
A nome mio, oltre a questo blog, converso di cose sistemiche nel mio podcast. Anche lì, senza scadenze e con lentezza.
Con uno spirito simile, e in qualche modo a partire dalle stesse premesse sulle relazioni umane e sulla comunicazione, scrivo di argomenti, diciamo, non strettamente psicologici in altri luoghi della rete.

Grazie a chi passerà di qui e si fermerà a leggere (se vi è utile, qui trovate l’indice dei tag, sto lavorando per renderlo più dettagliato). I commenti sono chiusi, per un sacco di ragioni fra cui quella che spesso manca il tempo per moderare e seguire le conversazioni. Per scrivere un articolo impiego un sacco di tempo, decisamente più del necessario, e me ne rimane poco: ma se vi va di conversare con la stessa lentezza, apprezzerò se qualcuno vorrà scrivermi (qui, per esempio) o riprendere un discorso sul proprio blog e notificarmelo.